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Libia: bombe a grappolo contro i civili a Misurata
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Libia: bombe a grappolo contro i civili a Misurata
E' sempre sotto assedio Misurata, ultima roccaforte dei ribelli in Tripolitania. Le forze di Muammar Gheddafi hanno lanciato una serie di missili sulla città della Libia occidentale, facendo diversi morti e feriti.
Secondo l'inviato del NyTimes, le forze militari fedeli a Gheddafi hanno circondato la città e stanno colpendo i quartieri residenziali con armi pesanti, "tra cui cluster bomb (bombe a grappolo, ndr), che sono state proibite in gran parte del mondo e razzi terra-terra, secondo quando si apprende da testimoni e da sopravissuti, a da prove raccolte sul posto". Secondo il giornalista C.V. Chivers, le armi non sono precise e quando vengono utilizzate in aree molto popolose fanno molti danni tra i civili.
Ad Ajdabiyah, città della Libia orientale, un ribelle è stato invece ucciso mentre stava maneggiando un'arma anti-aerea, altri due sono invece rimasti feriti ad un chilometro dall'ingresso occidentale della città, l'ultimo grande centro prima di giungere alla roccaforte dei ribelli, Bengasi. "Sono a bordo di veicoli ma sono anche sparpagliati a piedi nel deserto", ha detto un ribelle di nome Mansour Rachida proposito dei lealisti. "E' molto difficile rintracciarli. Hanno aperto il fuoco contro di noi. Un ragazzo è stato ucciso e due feriti".
Il monito di Obama, Sarkozy e Cameron - Intanto, i leader di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti hanno promesso di continuare la campagna militare in Libia finché Muammar Gheddafi non lascerà il potere.
In un articolo firmato congiuntamente e pubblicato su International Herald Tribune, Le Figaro e dal Times di Londra, con il titolo "Il percorso della Libia verso la pace", il presidente Usa Barack Obama, il primo ministro britannico David Cameron e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno infatti affermato che lasciare Gheddafi al potere sarebbe un "ingiustificabile tradimento" del popolo libico. "E' impensabile che qualcuno che abbia tentato di massacrare il suo stesso popolo possa far parte di un futuro governo", hanno scritto i leader.
Nel caso di un cessate il fuoco tra il governo di Tripoli e i ribelli di Bengasi, invece, le Nazioni Unite non escludono un dispiegamento dei Caschi Blu in Libia. Lo ha riferito il capo del dipartimento per il peacekeeping dell'Onu, Alain Leroy.
Berlusconi: l'Italia non bombarderà - E interviene nel dibattito anche l'Italia, che afferma l'intenzione di mantenere ferma la linea sulla Libia. L'intervento italiano, infatti, non prevede partecipazioni dirette ai bombardamenti. E' quanto è emerso durante il Consiglio dei ministri di venerdì 15 aprile, nel corso del quale, secondo quanto riferito da fonti di governo, il premier Silvio Berlusconi ha detto: "Facciamo già abbastanza".
"Proseguiamo come abbiamo fatto finora - dichiara inoltre il ministro della Difesa Ignazio La Russa (ASCOLTA LE SUE DICHIARAZIONI)- l'intero governo è stato concorde nel ritenere che l'attuale linea dell'Italia sia quella giusta e non pensiamo di modificare il nostro apporto alle operazioni militari in Libia".
Secondo l'inviato del NyTimes, le forze militari fedeli a Gheddafi hanno circondato la città e stanno colpendo i quartieri residenziali con armi pesanti, "tra cui cluster bomb (bombe a grappolo, ndr), che sono state proibite in gran parte del mondo e razzi terra-terra, secondo quando si apprende da testimoni e da sopravissuti, a da prove raccolte sul posto". Secondo il giornalista C.V. Chivers, le armi non sono precise e quando vengono utilizzate in aree molto popolose fanno molti danni tra i civili.
Ad Ajdabiyah, città della Libia orientale, un ribelle è stato invece ucciso mentre stava maneggiando un'arma anti-aerea, altri due sono invece rimasti feriti ad un chilometro dall'ingresso occidentale della città, l'ultimo grande centro prima di giungere alla roccaforte dei ribelli, Bengasi. "Sono a bordo di veicoli ma sono anche sparpagliati a piedi nel deserto", ha detto un ribelle di nome Mansour Rachida proposito dei lealisti. "E' molto difficile rintracciarli. Hanno aperto il fuoco contro di noi. Un ragazzo è stato ucciso e due feriti".
Il monito di Obama, Sarkozy e Cameron - Intanto, i leader di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti hanno promesso di continuare la campagna militare in Libia finché Muammar Gheddafi non lascerà il potere.
In un articolo firmato congiuntamente e pubblicato su International Herald Tribune, Le Figaro e dal Times di Londra, con il titolo "Il percorso della Libia verso la pace", il presidente Usa Barack Obama, il primo ministro britannico David Cameron e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno infatti affermato che lasciare Gheddafi al potere sarebbe un "ingiustificabile tradimento" del popolo libico. "E' impensabile che qualcuno che abbia tentato di massacrare il suo stesso popolo possa far parte di un futuro governo", hanno scritto i leader.
Nel caso di un cessate il fuoco tra il governo di Tripoli e i ribelli di Bengasi, invece, le Nazioni Unite non escludono un dispiegamento dei Caschi Blu in Libia. Lo ha riferito il capo del dipartimento per il peacekeeping dell'Onu, Alain Leroy.
Berlusconi: l'Italia non bombarderà - E interviene nel dibattito anche l'Italia, che afferma l'intenzione di mantenere ferma la linea sulla Libia. L'intervento italiano, infatti, non prevede partecipazioni dirette ai bombardamenti. E' quanto è emerso durante il Consiglio dei ministri di venerdì 15 aprile, nel corso del quale, secondo quanto riferito da fonti di governo, il premier Silvio Berlusconi ha detto: "Facciamo già abbastanza".
"Proseguiamo come abbiamo fatto finora - dichiara inoltre il ministro della Difesa Ignazio La Russa (ASCOLTA LE SUE DICHIARAZIONI)- l'intero governo è stato concorde nel ritenere che l'attuale linea dell'Italia sia quella giusta e non pensiamo di modificare il nostro apporto alle operazioni militari in Libia".
Rehabbo- Utente Normale
- Messaggi : 17
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Ven Lug 08, 2011 10:25 am Da Tedesk
» Cosa e Skype ? leggi il seguente testo per scoprirlo
Lun Giu 13, 2011 4:28 pm Da Tedesk
» Re: [Nessun titolo]vj,hvjhv,j
Dom Giu 12, 2011 3:11 pm Da Charbel
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